[1309] • JUAN PABLO II (1978-2005) • LOS ANCIANOS EN LA FAMILIA
Del Discurso Sono lieto, a los Consultores Familiares de inspiración cristiana, 28 marzo 1987
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1. [...] Hoy se vive más, porque el progreso terapéutico ha permitido una más eficaz defensa de la salud, aumentando la media de la vida humana. Pero, en concomitancia con este hecho positivo, se produce una preocupante recesión del incremento de los nacimientos, y esto hace prever para el futuro una sociedad que no tendrá recambio, a la vez que se reduce el número de las personas activas. Nuestra sociedad está por tanto obligada a preguntarse con qué recursos y de qué manera será posible promover y asegurar una contribución eficaz para una verdadera asistencia al anciano, para asegurarle una digna y conveniente forma de vida, correspondiente a su dignidad, a sus exigencias afectivas, culturales y sociales, evitando, en la medida de lo posible, formas asistenciales anónimas y masificadas.
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2. La incógnita fundamental es por tanto la cualidad de vida durante los años de la ancianidad; cómo hacer para que la ancianidad no sea sinónimo de marginación social, de aislamiento, de soledad y de tristeza. Con un equilibrado sentido de los valores, vosotros habéis valorado, habéis testimoniado, que el punto central para la resolución humanamente positiva y satisfactoria de este problema es la familia.
Es obvio que, desde el punto de vista cristiano, la familia para nosotros representa en primer lugar una llamada de carácter moral, que interpela a la conciencia. ¿Cómo no recordar, con relación a este tema, las palabras significativas de la Biblia? “Hijo, socorre a tu padre en la ancianidad, no lo entristezcas durante su vida. Aunque perdiera la razón, compadécelo y no lo desprecies, mientras tú tienes pleno vigor. Porque la piedad hacia el padre no será olvidada, te será computada para librarte de tus pecados” (Sir 3, 12-14).
Semejante advertencia resulta hoy más urgente porque se nota que la familia, reducida como entidad numérica, afligida por problemas de vivienda, de condiciones de trabajo que no permiten relaciones serenas, tiende a disociar las relaciones y los servicios que le son propios. De ahí que se agrave la condición de tos ancianos y la tendencia a buscar fuera de la familia un modo de vivir en estructuras públicas y con cargo a la sociedad.
Si, por una parte, esas formas de ayuda son posibles y en ciertos casos necesarias y deseables, sin embargo deberían constituir siempre el último refugio y no deberían jamás obligar al anciano al abandono de las normales relaciones con el grupo familiar de origen. Sólo la familia puede lograr que el anciano no se vea afligido por el vacío afectivo que produce en él el sentimiento amargo de la propia inutilidad y de la ausencia de significado de su propia vida. Apartar al anciano de la casa significa a menudo hacer una injusta violencia.
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3. La familia, en cambio, con su afecto, puede hacer aceptable, amable, provechoso y sereno el momento precioso de la senilidad. Incluso en la edad más avanzada el ánimo puede continuar afinándose en el diálogo y en la participación activa y solidaria en todas las vivencias de las personas amadas. La experiencia se enriquece y se transforma en comunión, a la vez que la sabiduría del anciano puede ofrecer juicios y provechosos elementos de equilibrio en la valoración de los hechos y de los problemas. La experiencia del anciano se convierte así también en maestra de vida y en ejemplo. Precisamente el aproximarse del fin de la existencia induce a tomar más en serio la propia misión y a no olvidar el lugar que en ella ocupa Dios.
Se minusvalora la disponibilidad del anciano para el diálogo educativo con los más pequeños, su posibilidad de transmitir a los jóvenes el Credo religioso, vehículo de verdad teológica y ética de nuestra cultura cristiana. Con la palabra y con la vida, el anciano testimonia la seriedad y el esplendor de una fe vivida, en el diálogo con Dios, en el respeto de los valores de su Ley, y puede ser para los jóvenes maestro y modelo de oración.
Por tanto se dan en el anciano riquezas que deben ser estimadas en su justo valor y de las que la familia puede beneficiarse para no empobrecerse, como ocurriría si se las descuidara o se las olvidara. Debemos desear que la oración del anciano llene la casa, que su extraordinaria capacidad de evangelización sea una fuerza para la estabilidad de las personas allegadas, una orientación para los valores fundamentales de la existencia.
Con estos pensamientos confío a la protección de la Virgen vuestros propósitos y vuestros compromisos, junto con toda la actividad de la Confederación de los Consultores Familiares, mientras que a todos vosotros y a las personas que siguen vuestros trabajos imparto con afecto mi Bendición.
[DP (1987), 51]
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1. [...] Oggi si vive più a lungo, perchè il progresso terapeutico ha consentito un più efficace processo di difesa della salute, aumentando la media comune della vita umana. Ma, in concomitanza con questo fatto positivo è avvenuta una preoccupante recessione dell’incremento delle nascite, e ciò prospetta nel futuro una società che non ha rinnovamento, mentre si riduce il numero delle persone attive. La nostra società è perciò costretta a chiedersi con quali risorse ed in quali forme sarà possibile promuovere ed assicurare un contributo efficace per una vera assistenza dell’anziano, al fine di assicurargli una dignitosa e conveniente forma di vita, corrispondente alla sua dignità, alle sue esigenze affettive, culturali e sociali, evitando, per quanto è possibile, forme di assistenza anonime e di massa.
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2. L’incognita fondamentale è dunque la qualità degli anni di vita nella condizione di anzianità; come fare in modo che essa non diventi sinonimo di emarginazione sociale, di isolamento, di solitudine e di tristezza. Con giusto senso dei valori, voi avete voluto attestare che il cardine per la risoluzione umanamente positiva e soddisfacente di questo problema è la famiglia.
Ovviamente, dal punto di vista cristiano la famiglia per noi rappresenta anzitutto un richiamo di carattere morale, che interpella la coscienza. Come non ricordare, a questo punto, le parole significative della Bibbia? “Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poichè la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati” (Sir 3, 12-14).
Tale monito risulta oggi più urgente perchè si nota che la famiglia, ridotta come entità numerica, afflitta da problemi di abitazione, da condizioni lavorative che non consentono rapporti sereni, tende a dissociare le relazioni ed i servizi che le sono propri. Di qui l’aggravarsi della condizione degli anziani e la propensione a cercare fuori dalla famiglia una sistemazione nelle strutture pubbliche ed a carico della società.
Se, da una parte, tali forme di aiuto sono possibili ed in certi casi necessarie ed auspicabili, tuttavia esse dovrebbero costituire sempre l’ultimo rifugio e non dovrebbero mai costringere l’anziano all’abbandono dei normali rapporti col gruppo familiare di origine. Solo la famiglia può far sì che l’anziano non sia afflitto da quel vuoto affettivo che produce in lui il sentimento amaro della propria inutilità e dell’assenza di significato della propria vita. Togliere l’anziano dalla casa significa spesso operare un’ingiusta violenza.
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3. La famiglia, invece, con il suo affetto può rendere accettabile, volontario, operoso e sereno il momento prezioso della senilità. Anche nell’età più avanzata l’animo può continuare ad affinarsi nel dialogo e nella partecipazione attiva e solidale con tutte le vicende delle persone amate. L’esperienza si arricchisce e si trasforma in comunione, mentre la sapienza dell’anziano può offrire saggi e validi elementi di equilibrio nella valutazione di fatti e problemi. L’esperienza dell’anziano si fa anche maestra di vita e di esempio. È proprio l’approssimarsi del compimento dell’esistenza che induce a prendere maggiormente sul serio la propria missione e a non dimenticare il posto che in essa occupa Dio.
Né va sottovalutata la disponibilità dell’anziano al dialogo educativo con i più piccoli, la sua possibilità di trasmettere alle giovani generazioni il credo religioso, veicolo delle verità teologiche ed etiche della nostra cultura cristiana. Con la parola e con la vita l’anziano testimonia la serietà e lo splendore di una fede vissuta, nel dialogo con Dio, nel rispetto dei valori della sua legge, e può essere per le giovani generazioni maestro e modello di preghiera.
Ci sono, dunque, nell’anziano delle risorse che vanno poste nel debito valore e di cui la famiglia può usufruire per non impoverirsi, qualora fossero disattese o dimenticate. Noi dobbiamo desiderare che la preghiera dell’anziano riempia la casa, che la sua straordinaria capacità di evangelizzazione sia una forza per la saldezza degli affetti, un orientamento per i valori fondamentali dell’esistenza.
Con questi pensieri affido alla protezione della Vergine i vostri propositi ed i vostri impegni, insieme con tutta l’attività della Confederazione dei Consultori Familiari, mentre a tutti voi qui presenti ed alle persone che seguono la vostra opera volentieri imparto la mia Benedizione.
[OR, 29-III-1987, 6]