[1662] • JUAN PABLO II (1978-2005) • FORTALEZA PARA PROMOVER UNA CULTURA DEL DON DEL AMOR Y DE LA VIDA
Discurso Sono lieto, a los participantes en un Curso sobre Regulación Natural de la Fertilidad, organizado por la Universidad Católica del Sacro Cuore, 16 diciembre 1994
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1. Me alegra encontrarme también este año con vosotros, que participáis en el curso de formación para enseñantes, organizado por el Centro de estudios e investigación sobre la regulación natural de la fertilidad, de la Universidad católica del Sagrado Corazón.
El gran valor de vuestro compromiso, que tiende a favorecer una procreación auténticamente responsable, destaca de manera clara en este Año de la familia, que está a punto de concluir. Durante estos meses, la atención de la comunidad cristiana se centró, de modo especial en esta institución fundamental, que se ha convertido en tema de compromiso pastoral privilegiado para toda la Iglesia. Y no podía ser de otra manera, dado que la familia es “el camino primero y más importante” de la misión de la Iglesia (Carta a las familias, 2).
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2. La familia que nace de la unión indisoluble del hombre y de la mujer es el santuario de la vida, la célula fundamental de la civilización del amor, de la que depende el futuro de la huma nidad.
Vuestra labor de profundización y difusión de los métodos naturales para una paternidad y una maternidad responsables, está al servicio de la familia, para ayudar a que sea lo que está llamada a ser en el plan de Dios. Se trata de promover la actuación de la verdad del amor conyugal dentro de la familia, de modo que el ejercicio de la sexualidad y la apertura a la procreación se realicen con respeto hacia las dimensiones constitutivas de la entrega esponsal.
En efecto, una auténtica cultura del amor exige que el encuentro sexual entre el hombre y la mujer no sea considerado una ocasión de goce utilitario, sino expresión de la entrega de las personas, en la integridad de sus dimensiones corpóreas y espirituales, y en la generosa y responsable apertura a la vida. ¿Qué familia sería aquella en donde el amor fuese profanado y degradado?, ¿o aquella en donde el predominio de los intereses egoístas privase a los cónyuges de la presencia de niños y niñas fruto de su amor? Sí, una verdadera civilización del amor conlleva necesariamente que en la vida conyugal se respete aquella ley, propia de la entrega esponsal, según la cual los significados unitivo y procreativo del acto conyugal deben permanecer unidos.
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3. Vosotros sois plenamente conscientes de que la afirmación de estos valores personalistas de la sexualidad exige la valentía de ir “contra corriente”. Vuestra acción, por tanto, no se limita a la divulgación de los conocimientos científicos que permiten certificar, cada vez con mayor seguridad y facilidad, los ritmos de la fertilidad femenina. Buscáis algo más profundo: promover una formación humana y cristiana en esos valores de la entrega, del amor, de la vida, sin los cuales incluso la práctica de los métodos naturales para la procreación responsable es sencillamente imposible. En efecto, estos últimos no son una técnica para utilizar, sino un camino de crecimiento personal que hay que recorrer. No siguen la línea de una civilización del tener, sino del ser.
Y así, incluso desde este punto de vista, resulta evidente que vuestro esfuerzo por difundir los métodos naturales es una contribución a la civilización del amor, ya que tiende a lograr que las personas de los cónyuges crezcan en la escucha recíproca, en la capacidad de sacrificio, en la disponibilidad a la entrega, en la responsabilidad y en la apertura a la vida.
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4. Perseverad, por tanto, con renovado impulso en esta labor, que podría muy bien definirse una auténtica misión. Extiendo esta exhortación a todos los que, como vosotros, colaboran en la pastoral familiar en muchas iniciativas generosas análogas. Pienso en los “expertos, médicos y educadores –verdaderos apóstoles laicos–, para quienes promover la dignidad del matrimonio y la familia resulta un cometido importante de su vida. En nombre de la Iglesia expreso a todos mi gratitud. ¿Qué podrían hacer sin ellos los sacerdotes, los obispos e incluso el mismo Sucesor de Pedro?” (Carta a las familias, 12).
Implorando sobre vuestro ministerio los dones divinos de la caridad y la sabiduría, de corazón os imparto la bendición apostólica, que, en la proximidad de las fiestas de Navidad, extiendo a todos vuestros seres queridos y a todas las familias con quienes entréis en contacto en vuestra actividad.
[DP-160 (1994), 260]
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1. Sono lieto di incontrarmi anche quest’anno con voi, che partecipate al Corso di formazione per insegnanti, promosso dal “Centro Studi e Ricerche sulla regolazione naturale della fertilità”, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
La preziosità del vostro impegno, volto a favorire una procreazione autenticamente responsabile, risalta in maniera più chiara in quest’Anno della Famiglia, che sta per chiudersi. Nel corso di questi mesi l’attenzione della comunità cristiana s’è accentrata in modo particolare su questa fondamentale istituzione, diventata tema di impegno pastorale privilegiato per tutta la Chiesa. E come avrebbe potuto essere altrimenti, dal momento che la famiglia è “la prima e la più importante via della missione della Chiesa” (1)?
1. Lettera alle famiglie, 2. [1994 02 02ª/2]
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2. La famiglia, che nasce dall’unione indissolubile dell’uomo e della donna, è il santuario della vita, la cellula fondamentale di quella “civiltà dell’amore”, da cui dipende il futuro dell’umanità.
La vostra opera di approfondimento e di diffusione dei metodi naturali per una paternità e maternità responsabili si colloca al servizio della famiglia, per far sì che essa diventi quello che è chiamata ad essere nel disegno di Dio. Si tratta di promuovere l’attuazione della verità dell’amore coniugale all’interno della famiglia, in modo che l’esercizio della sessualità e l’apertura alla procreazione si realizzino nel rispetto delle dimensioni costitutive del dono sponsale.
Un’autentica “cultura dell’amore” esige infatti che l’incontro sessuale tra l’uomo e la donna sia visto non come occasione di godimento utilitaristico, ma come espressione del dono delle persone, nell’integralità delle loro dimensioni corporee e spirituali e nella generosa e res-
ponsabile apertura alla vita. Che famiglia sarebbe quella in cui l’amore fosse profanato e degradato? Oppure quella in cui il prevalere di interessi egoistici privasse i coniugi della presenza di bambini e bambine, frutto del loro amore? Sì, una vera civiltà dell’amore comporta necessariamente il rispetto nella vita coniugale di quella legge, intrinseca al dono sponsale, per cui i significati unitivo e procreativo dell’atto coniugale debbono rimanere uniti.
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3. Voi siete ben consapevoli che l’affermazione di questi valori personalistici della sessualità esige il coraggio di andare “contro corrente”. La vostra azione, pertanto, non si limita alla divulgazione di quelle conoscenze scientifiche che permettono di accertare, con sempre maggior sicurezza e facilità, i ritmi di fertilità femminile. Essa si spinge, ben più profondamente, a promuovere una formazione umana e cristiana a quei valori del dono, dell’amore, della vita, senza i quali la stessa pratica dei metodi naturali per la procreazione responsabile è semplicemente impossibile. Questi ultimi infatti non sono una tecnica da usare, ma una via di crescita personale da percorrere. Non si pongono nella linea di una civiltà dell’avere, ma dell’essere.
E così, anche da questo punto di vista, risulta evidente che il vostro impegno per i metodi naturali è un contributo alla civiltà dell’amore, giacchè mira a far sì che le persone dei coniugi crescano nell’ascolto reciproco, nella capacità di sacrificio, nella disponibilità al dono, nella responsabilità e nell’apertura alla vita.
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4. Perseverate, dunque, con rinnovato slancio in questo compito, che può ambire alla qualifica di vera missione. Estendo questo incoraggiamento a tutti quelli che, come voi, in tante generose iniziative analoghe collaborano alla pastorale familiare. Penso a quegli “esperti, medici e educatori, veri apostoli laici, per i quali la valorizzazione della dignità del matrimonio e della famiglia è diventata un compito importante della loro vita. A nome della Chiesa dico a tutti il mio grazie! Che cosa potrebbero fare senza di loro i sacerdoti, i vescovi e persino lo stesso successore di Pietro?” (2).
Implorando sul vostro ministero i doni divini della carità e della sapienza, di cuore vi imparto l’apostolica benedizione, che nell’imminenza delle festività natalizie estendo a tutti i vostri cari e a tutte le famiglie con cui verrete a contatto nella vostra azione.
[Insegnamenti GP II, 17/2, 1098-1100]
2. Lettera alle famiglie, 12. [1994 02 02ª/12]